Lo Straniero- Un Funerale al Teatro Fontana

 ... Il pensiero è sempre in avanti. Vede troppo lontano, più lontano del corpo che vive nel presente.

Nasce da questa considerazione di Albert Camus il riadattamento de "Lo Straniero - romanzo pubblicato da Gallimard nel 1942, e in scena al Teatro Fontana fino al 30 novembre nella regia di Renzo Martinelli.

Sul palcoscenico un uomo senza nome (Woody Neri) espone al pubblico le proprie tormentate riflessioni su un fatto di cronaca nera - Meursault, anonimo impiegato francese residente in Algeria, in una qualsiasi domenica di sole ha ucciso con quattro colpi di pistola un arabo che non conosceva e per questo motivo è stato processato e ghigliottinato - e sul libro che, nella finzione teatrale ne è scaturito - lo Straniero, appunto.

Un'unica voce narrante e tre piani narrativi che si intrecciano però in maniera discontinua, e che nella scelta di Francesca Garolla, autrice del riadattamento, parzializzano la potenza universale e la tematica originale del romanzo.

L'apatia verso la vita che affligeva il protagonista del romanzo, insensibile a qualsiasi stimolo esterno - la famiglia, gli amici, l'amore, il sesso, l'ambizione- e impenetrabile persino alla paura della condanna a morte tanto da non difendersi o giustificarsi durante il processo - è la rappresentazione del male di vivere: era Meursault "straniero" alla vita, era questa la straordinaria potenza dell'idea originale.

Qui il piano si stringe verso la dicotomia straniero/migrante, lo straniero è davvero straniero e il rifiiuto dell'accoglienza è indifferenza alla vita: di Camus non rimane nulla ma, dopotutto, erano le intenzioni dichiarate.


@Redazione Teatro

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