La Grande Madre a Palazzo Reale

Dal 26 agosto al 15 novembre Palazzo Reale ospita la mostra “La Grande Madre”. 

Oltre 400 opere di 139 artisti e artiste internazionali per analizzare l’iconografia e la rappresentazione della maternità e della donna nel corso del Novecento. 

L’esposizione, divisa in 29 sezioni, si apre con la presentazione dell’archivio di Olga Fröbe-Kapteyn che, a partire dagli anni Trenta, ha raccolto migliaia di immagini di idoli femminili, madri, matrone, veneri e divinità preistoriche, da cui attinsero Jung, Neumann e altri psicologi e antropologi nella ricerca dell’archetipo della grande madre. 

L’influenza di tali studi e degli scritti di Freud si palesa nei disegni e nelle incisioni di Alfred Koubin e Edvard Munch, visioni allucinate che si alternano, nelle prime sale della mostra, all’immagine didascalica della maternità dell’Ottocento nelle fotografie di Gertrude Käsebier e nei film della prima regista cinematografica Alice Guy – Blaché

L’esposizione prosegue con le sezioni dedicate alle avanguardie artistiche, Futurismo, Dadaismo e Surrealismo. Attraverso le opere Benedetta, Umberto Boccioni, Giannina Censi, Valentine De Saint-Point, Mina Loy, Filippo Tommaso Marinetti, Marisa Mori, Regina, Rosa Rosà, si evidenzia come il ruolo della donna nel Futurismo riveli lo scontro tra le energie innovatrici e le forze repressive nell’Italia di inizio secolo. 

Nasce col Dadaismo il mito della donna meccanica e automatica con le macchine celibi di Marcel Duchamp, Picabia e Man Ray, le bambole meccaniche di Sophie Taeuber-Arp, Emmy Hennings e Hannah Höch e con le performance irriverenti della Baronessa Elsa von Freytag-Loringhoven

La sezione dedicata al Surrealismo si apre con la particolare presentazione di cinquanta collage originali da “La donna 100 teste” di Max Ernst e racchiude opere di André Breton, Hans Bellmer, Salvador Dalì

In primo piano le opere di artiste che pur aderendo al Surrealismo ne criticarono la retorica, trovando gli strumenti necessari per l’emancipazione femminile e contrastando gli opprimenti stereotipi sessuali. 

Tra le artiste esposte si trovano Leonora Carrington, Frida Kahlo, Dora Maar, Lee Miller, Meret Oppenheim, Dorothea Tanning, Remedios Varo, Unica Zürn. Si intrecciano a queste opere le immagini del cinema muto e documenti sulla politica delle nascite del fascismo insieme ai volti drammatici e orgogliosi delle madri del cinema neorealista, che evidenziano come spesso l’immagine della donna sia stata sovrapposta a quella di nazione. 

Una selezione di opere di Louise Bourgeois, in cui Surrealismo e immagini arcaiche creano un forte valore simbolico, apre la seconda parte della mostra che presenta le artiste degli anni Sessanta e Settanta come Magdalena Abakanowicz, Ida Applebroog, Lynda Benglis, Judy Chicago, Eva Hesse, Dorothy Iannone, Yayoi Kusama, Anna Maria Maiolino, Ana Mendieta, Marisa Merz, Annette Messager, che rivendicarono la centralità del corpo femminile associato alle forze della natura e della terra. 

Negli stessi anni Carla Accardi, Joan Jonas, Mary Kelly, Yoko Ono, Martha Rosler, Valie Export rappresentano gli ambienti domestici e familiari come luoghi di soprusi e tensioni, mettendo in discussione i ruoli sessuali nel mondo del lavoro e nella famiglia. 

Ciò appare anche nelle opere di Sherrie Levine, Lee Lozano e Elaine Sturtevant, che attraverso una rivoluzione del concetto di proprietà vogliono sottrarsi all’autorità patriarcale. 

Barbara Kruger, Ketty La Rocca, Suzanne Santoro combattono una guerriglia semiotica contro i messaggi dei media e decostruiscono l’immagine della donna creata dai mezzi di comunicazione di massa. 

Negli anni Ottanta Katharina Fritsch, Cindy Sherman, Rosemarie Trockel mescolano generi e riferimenti iconografici al tema della maternità e dell’arte religiosa. 

La sezione dedicata agli anni Novanta vede esposti i ritratti delle madri e dei neonati a poche ore dal parto di Rineke Dijkstra, le sculture dalle forme al contempo maschini e femminili di Sarah Lucas, le opere di Catherine Opie che documenta la vita delle comunità gay e sadomaso di Los Angeles, i dipinti di Marlene Dumas e Nicole Eisenman che rappresentano la maternità come croce e delizia, liberazione e condanna. 

Il soffitto di una sala di Palazzo Reale è stato trasformato dall’affresco elettronico di Pipilotti Rist nato dall’unione di una pittura barocca con il videoclip. 

Completano la mostra le opere di Nathalie Djurberg, Robert Gober, Keith Edmier, Kiki Smith, Gillian Wearing che aprono prospettive inedite per il superamento delle vecchie distinzioni di genere, le installazioni di Jeff Koons, Thomas Schütte, Nari Ward e opere di rilievo di Thomas Bayrle, Constantin Brancusi, Maurizio Cattelan, Lucio Fontana, Kara Walker

Arricchisce il percorso espositivo il video “Grosse Fatigue” di Camille Henrot, vincitore del Leone d’Argento all’ultima Biennale di Venezia, in cui viene rappresentata la nascita della Madre Terra attraverso l’analisi dei miti di creazione e la genesi dell’universo. 

Tra le opere più recenti, per la prima volta esposta in Italia, la celebre serie di ritratti “Brown Sisters” di Nicholas Nixos che per quarant’anni ha ritratto il gruppo delle sorelle Brown. 

Una mostra che evidenzia come l’immagine della madre racchiuda desideri, ansie, aspirazioni individuali e collettive, sia maschili che femminili, un’immagine complessa e potente, lontana dagli stereotipi della pubblicità e della televisione. 

La mostra, promossa dal Comune di Milano, è stata ideata e prodotta dalla Fondazione Nicola Trussardi insieme a Palazzo Reale per Expoincittà 2015

@Stefania Cappelletti

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