Otto marzo, otto donne a Milano: Ersilia Bronzini Majno

La vita di Ersilia Bronzini Majno è strettamente legata ad alcune istituzioni milanesi nate grazie al suo inarrestabile impegno come attivista e benefattrice. 

Ersilia lascia la scuola alla fine delle elementari a causa del fallimento del padre, piccolo imprenditore; a completare la sua istruzione è il fratello maggiore, Alfonso, che le insegna anche il francese e l’inglese. 

Si sposa giovane con un avvocato socialista, Luigi Majno, e inizia la sua attività nella Guardia Ostetrica diurna e notturna gratuita per le donne più povere fondata da Alessandrina Ravizza; in questo ambiente conosce Anna Kuliscioff e Edvige Gessner Von Willer, promotrici del femminismo milanese vicino al Partito socialista e dell’emancipazionismo milanese. 

Ersilia sfrutta i suoi contatti per trovare fondi necessari per la Guardia Ostetrica e si prodiga in modo da ottenere un riconoscimento formale dell'ente in modo da ricevere sovvenzioni pubbliche; cerca inoltre di rendere il centro un luogo di accoglienza per le proletarie in cui non solo possono trovare assistenza ma anche raccontare i propri problemi nel lavoro e nella vita. 

Ersilia prosegue il suo impegno nel sostenere le lavoratrici aderendo all’Associazione Generale delle Operaie e si prodiga in maniera tale da divenirne in poco tempo presidente; conosce i problemi delle donne sui posti di lavoro ed è per questo che promuove con insistenza una legge a tutela della gravidanza e della maternità, chiede la parità salariale e, presa coscienza della carenza legislativa, si impegna nell’attivare le Casse di maternità

Dopo la repressione dei moti del 1898, si accorge che le associazioni femminili vengono perseguitate politicamente dal generale Bava Beccaris e comprende che c’è bisogno di “un movimento di lavoro pratico” che possa unire le donne “senza distinzione di classe, di cultura e di opinioni” e propone, quindi, di riunirle per rafforzarle; nel giro di un anno riesce a dar vita all’Unione femminile

L’Unione è collegata con l’Ospedale Maggiore di Milano ed essendo Ersilia una delle maggiori attiviste e tra le donne più impegnate anche all’interno dell’Ospedale, nel 1900 viene nominata consigliera di amministrazione dell’Ospedale, prima donna in Italia a ricoprire questa posizione. 

Ersilia si attiva subito ed organizza lezioni di puericultura, di economia domestica e seminari e corsi professionali per le donne indigenti, per le operaie, per le madri in difficoltà, perché è convinta che non basta aiutare queste donne solo nel momento della gravidanza e del parto, ma si deve garantire loro la possibilità di imparare un mestiere e di costruirsi un futuro solido. 

Riesce anche a creare l’Ufficio di Indicazione e Assistenza, aperto tutti i giorni, per aiutare chi ne avesse avuto bisogno nelle pratiche necessarie per ottenere sussidi, alloggi, affitti più bassi, ricoveri in ospedale, visite mediche. 

Nel 1902 la morte della figlia Mariuccia getta nello sconforto Ersilia, che viene fatta sentire in colpa per non essere stata al capezzale della figlia perché occupata nelle sue attività politiche; ma da questo evento tragico nasce qualcosa di buono: l’Asilo Mariuccia, un centro creato per il recupero delle bambine e delle ragazze vittime di abusi sessuali, collegato al Comitato contro la tratta delle bianche, un’istituto assolutamente unico nel suo genere in Italia: si cerca di ristabilire il senso di dignità nelle giovani ospiti, curandone l’abbigliamento, l’alimentazione, cercando di creare un’immagine “di bene, di ordine, di nettezza, che deve distruggere nelle sventurate persino il ricordo degli ignobili, sudici ambienti dove si svolse la misera loro vita”. 

Nel 1906 un’altra tragedia travolge Ersilia: muore anche l’altra figlia, Carlotta e pochi anni dopo il marito, Luigi, le confessa di essere innamorato di Anna Kuliscioff, ma Ersilia invece di abbattersi e di ritirarsi a vita privata diventa ancora più combattiva e caparbia, continua ad organizzare le attività dell’Asilo Mariuccia, si batte, insieme al figlio Edoardo, avvocato, per l’introduzione in Italia dei Tribunali dei minori, elaborando per la Commissione Reale un attento studio sulla delinquenza minorile e sui mezzi per prevenirla. 

Ersilia è convinta che “il diritto all’amore, alla gioia, all’educazione, allo sviluppo integrale di tutte le facoltà” si debba riconoscere “a tutti, e sia uguale per tutte le creature chiamate alla vita”. 

Nel 1910 fonda il periodico dell’associazione “Unione femminile” in cui si leggono inchieste sulle condizioni di lavoro e di vita delle contadine, delle operaie e delle impiegate; viene dato spazio alla denuncia del lavoro minorile, si indaga il mondo della scuola e dell’istruzione e si affrontano anche temi come il divorzio e il diritto di voto alle donne. 

Quando capisce che l’Unione Femminile si avvicina sempre più al fascismo, se ne distacca e concentra tutte le sue energie solo nella gestione e organizzazione dell’Asilo Mariuccia fino alla sua morte nel 1933. 

@Stefania Cappelletti

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