La Milano Scomparsa di Mosè Bianchi

La GAMManzoni, fino al 26 giugno, ospita la mostra “Mosè Bianchi. La Milano scomparsa”, uno dei maggiori esponenti della pittura italiana dell’Ottocento che immortalò sulle sue tele la Milano del suo tempo. 

L’esposizione presenta trenta opere, alcune delle quali mai esposte, del pittore monzese e ripercorre le tappe fondamentali della sua carriera, con particolare attenzione alle opere realizzate a Milano tra il 1865 e il 1869. 

Mosè Bianchi ebbe un legame molto stretto con Milano: allievo all’Accademia di Brera di Schmidt, Bisi, Zimmermann, Sogni e, anche, del direttore Giuseppe Bertini; compagno di Faruffini, Tranquillo Cremona, Ranzoni e Filippo Carcano; nel 1871, ormai pittore celebre, divenne consigliere dell’Accademia. 

Ma il suo rapporto con la città non fu limitato esclusivamente a Brera: lavorò alle decorazioni di Palazzo Turati e, per un breve periodo, fu consigliere comunale. 

Il nucleo centrale dell’esposizione raccoglie le opere dedicate alle vedute di Milano di metà Ottocento come “Uscita dalla chiesa”, “Milano di notte”, “La darsena di Porta Ticinese”, “Le colonne di San Lorenzo”, “Il Carrobbio”. 

Il percorso espositivo prosegue con i quadri di genere: “Il maestro di scuola”, “Saltimbanchi”, “La dama del pappagallo”, “Maternità” e “La pittrice”. 

Sono presenti anche le tele a tema storico e allegorico come “Studio per la Guerra” e le vedute di Chioggia e Venezia, dove il pittore soggiornò diverse volte studiando i grandi pittori veneti del ‘700 e realizzando vedute lagunari che lo resero incredibilmente famoso. 

La mostra è accompagnata da un catalogo con un saggio introduttivo di Nicoletta Colombo e un testo di Elisabetta Staudacher sui rapporti tra Mosè Bianchi e le realtà culturali cittadine. 

@Stefania Cappelletti

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