Il Simbolismo di Wildt in Mostra alla Gam

Dal 27 novembre al 14 febbraio la Galleria d’Arte Moderna ospita la mostra “Adolfo Wildt. L’ultimo simbolista”. 

Uno dei più grandi scultori del secolo scorso, sfortunatamente poco conosciuto dal grande pubblico.

Nonostante il cognome di origine tedesca, Adolfo Wildt nacque e morì a Milano, vivendola intensamente e arricchendola di molti suoi lavori. 

Artista dalla personalità indipendente, Wildt rimase al margine delle avanguardie conservando un forte legame con la tradizione artistica italiana, dall’Antichità al Barocco, con una predilezione per il Rinascimento. 

Il percorso espositivo raccoglie 50 sculture in gesso, marmo, bronzo, realizzate dallo scultore milanese nei suoi studi sulla resa plastica e materica di alcuni dei soggetti da lui più trattati, qui riproposti in molti casi in più versioni proprio per sottolineare la sua ricerca sugli effetti dati dai diversi materiali utilizzati. 

La mostra propone anche 10 disegni originali di Wildt e 7 opere a confronto con l’autore: la Vestale di Canova, tre opere di Fausto Melotti e una di Fontana, suoi allievi. 

La retrospettiva è suddivisa in sei sezioni, sviluppate in ordine cronologico e secondo le fasi dell’evoluzione artistica dello scultore. 

Oltre alle opere presentate nella mostra, si potranno ammirare altri capolavori di Wildt in giro per Milano, grazie alle visite promosse dal Touring Club. 

Milano, infatti, è ricca delle sculture di Wildt: nei giardini della Galleria si può vedere “La Trilogia (Il Santo, Il Giovane, Il Saggio); al Cimitero Monumentale si può visitare “L’Edicola Giuseppe Chierichetti e “L’Edicola Korner”, il “Monumento Ravera” in bronzo, che rappresenta l’attentato a Vittorio Emanuele III nel 1928, in cui perse la vita la famiglia Ravera; e ancora il “Monumento a Ulrico Hoepli”, il “Monumento Bistoletti” e “La Sepoltura dell’avvocato socialista Cesare Sarfatti”.

Si può continuare a seguire le orme di Wildt in Largo Gemelli dove si trova il Tempio della Vittoria che ospita un’imponente statua in bronzo di Sant’Ambrogio, la cui versione in gesso si trova nel chiostro dell’Università degli Studi di Milano; presso il palazzo Sala – Busca, in via Serbelloni 10, è custodito “L’orecchio” scultura in bronzo e uno dei primi citofoni di Milano; infine un’ultima opera è ammirabile nell’atrio del palazzo Berri Meregalli in via Cappuccini 8. 

@Stefania Cappelletti

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