Mattia Bosco in Mostra al Museo Diocesano

Il Museo Diocesano ospita dal 9 giugno fino al 30 agosto la mostra personale di Mattia Bosco dal titolo “Come cera per le api”.

Viene presentata una selezione di sculture in pietra, in legno e in ceramica (quest’ultime mai esposte prima), frutto di una costante indagine dell’autore sui materiali tradizionali della scultura e sulla loro vitalità.

Questa ricerca porta ogni volta l’artista alla scoperta del carattere nascosto degli elementi primari della natura.

Bosco lavora il marmo, il legno, la ceramica seguendo il filo dei suoi pensieri, delle sue riflessioni estetiche e filosofiche. 


Nei suoi lavori crea un dialogo tra gli elementi fatto di corrispondenze e intuizioni, in cui nessun materiale domina sull’altro, amplificando la comprensione della natura di ogni elemento e avvantaggiando l’artista nella sua lavorazione della materia.

Mattia Bosco è attratto dai materiali che lavora: del marmo adora la sua durezza respingente, del legno la sua duttile versatilità e della ceramica la sua plasticità.
Nel legno scolpisce e lavora con accuratezza solo alcune parti, lasciandone altre grezze, volendo sottolineare la differenza tra naturale e artificiale, per mostrare come all’interno dell’elemento legno (albero) esista già una forma preesistente che deve essere tirata fuori e isolata come concetto, come nella scultura “Architrave” dove la trave è la maturazione di una forma che l’albero conteneva già in sé come possibilità.

La ceramica permette allo scultore di manipolare la materia fino alle sue estreme possibilità tramutandola da morbida e avvolgente in nastri sottili, cristallizzati e ritorti.

Manifesto della poetica di Mattia Bosco è la scultura “x,y,z” . Quest’opera nasce dall’idea di utilizzare la specificità di due segni completamente diversi, quello della natura e quello del robot, per comporre un’immagine unitaria in cui questi due tracciati convivono nella loro differenza. L’artista ha programmato il robot in modo che tagliasse la pietra secondo il suo volere, ridisegnandola seguendo il suo stile. Il robot è penetrato nella pietra di 3 millimetri facendo tornare alla luce, sotto la pelle invecchiata e consumata, lo splendido candore del marmo.

Per Bosco la materia della scultura è ciò che rende un’opera viva, lavorarla, formarla significa assecondarne le sue tendenze, dare spazio al suo destino.

@Stefania Cappelletti

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