Fotografia Futurista alla Galleria Carla Sozzani

In occasione del suo 25° anniversario, la Gallera Carla Sozzani, in corso Como 10, presenta la mostra “Fotografia Futurista” fino al 1° novembre.

Oltre cento fotografie originali provenienti da diverse collezioni private e da fondi storici nazionali, la mostra indaga l’approccio e il rapporto dei futuristi con la fotografia con l’obiettivo di fissare l’invisibile della pulsione vitale e per rappresentare la realtà come creazione e divenire.

Articolata in quattro sezioni, la mostra prende l’avvio con le direzioni prese all’inizio del XX secolo dalla fotografia per distruggere l’illusione di una mimesi naturalista e autorivelarsi come immagine artificiale.

Un'immagine costruita in studio come la “foto spiritica” con carattere volutamente ludico e ironico, proposta apertamente come gioco; l’uso della tecnica dell’immagine doppia o sdoppiata per catturare la sequenza del movimento e la ricerca di una scansione formale che trasforma la realtà solo in ritmo astratto di luce e linee; il ritratto multiplo, realizzato con la camera a specchi, e il fotomontaggio, con fini fantastici e umoristici, in cui Boccioni vide l’immagine della molteplicità ontologica e pirandelliana dell’essere.

La seconda sezione è dedicata al “fotodinamismo” dei fratelli Anton Giulio e Arturo Bragaglia, uno dei contributi più siginificati del futurismo alla storia della fotografia.

I fratelli Bragaglia, studiando la capacità fotografica di fissare in gesto repentino in termini di energia pura scevra dalla massa corporea, intuiscono la possibilità di coglierne soltanto la scia luminosa che viene interpretata come dimostrazione di una realtà spirituale, come manifestazione della forza vitale che abita la materia.

Il tema della terza sezione è il fotoritratto, usato come mezzo di comunicazione ma anche come possibilità di restituire l’immagine emblematica di se stessi come artisti d’avanguardia. I futuristi hanno inventato la foto-performance in cui l’artista mostra un’immagine autoironica di sé come figura istrionica e clownesca.

L’ultima sezione è incentrata sulle ricerche degli anni Venti e Trenta in cui i futuristi, in sintonia con le avanguardie europee e ponendosi come esterni alla cosidetta “cultura fascista”, hanno sperimentato il fotomontaggio, il foto –collage, la composizione di oggetti, giochi di luci e specchi, il teatrino d’ombre; hanno composto in chiave di natura morta immagini cariche di simbologie magiche, misteriose o allusive delle cose soprese; hanno indagato la metafora dei valori luminosi, la posa in costume come paradosso allegorico ponendosi al di fuori dell’iconografia del regime.

@Stefania Cappelletti

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