La Favola della Buonanotte. Una Ballata di Amore e Vita



 Le mie sorelle mi hanno detto che tutti gli angoli di Niente della casa sono miei, capito? La nostra casa è fatta di angoli di Qualcosa e angoli di Niente, e dove c’è Qualcosa, tipo in soggiorno o in camera di Anna, io non posso starci e non posso mettere le mie cose nemmeno per un secondo; negli angoli di Niente invece mi hanno detto che posso metterci quello che voglio, se voglio appoggiare lo zainetto o gli occhiali ad esempio negli angoli di Niente posso. Sono ad esempio lo spazietto tra la camera della mamma e il bagno, il ripostiglio è un angolo di Niente e anche il muretto sotto la finestra della cucina, allora lì io faccio i disegni, tipo in cucina ho fatto un tulipano con lo stencil. 

Una casa alla fine di un bosco tenebroso, una donna (Matilde Facheris) tacciata in paese di stranezza e stregoneria che accetta di accogliere una bambina (Chiara Anicito), ultima figlia di una famiglia numerosa, che dorme in cantina e va colorando con l’innocenza dell’infanzia gli angoli di Niente in un mondo che non la vuole. 

 

 Ispirato al romanzo Accabadora di Michela Murgia, la Favola della Buonanotte (drammaturgia di Tobia Rossi e regia di Marcela Serlis) negli spazi di Campo Teatrale fino all’8 marzo, racconta in tre parti narrative distinte una favola nera sulla vita, sulla morte e sull’amore filiale: due donne che non hanno un legame di sangue, il primo a definire un rapporto famigliare, devono imparare reciprocamente a conoscersi per volersi bene ed infine riconoscersi l’una nell’altra. Un tempo unico per tre atti simbolici: infanzia (davvero ben delineata), giovinezza ed età adulta, sostenuto da una buona drammaturgia che alterna momenti di tristezza e tensione con momenti di leggerezza ( spesso accompagnati dalla musica in scena di Francesco Lori) e di sollievo comico.

 

Commenti

Post più popolari